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Recital del Pianista Maurizio Pollini - Teatro alla Scala, 25 Giugno 2021

Dopo il fortunato recital dello scorso mese, durante il quale il grande pianista, pur con le sue forze attuali, si era rivolto al suo amatissimo Schumann oltre che a Nono e a Schönberg, Pollini si è presentato nuovamente al pubblico milanese (questa volta alla Scala) per un recital dedicato tutto a Chopin. Vi sono ancora serate nelle quali Pollini riesce a dosare le proprie forze in vista di un risultato che tiene conto sia del proprio entusiasmo che delle richieste inesorabili della tastiera, e occasioni in cui questo equilibrio non riesce a realizzarsi compiutamente. Chopin rappresenta da sempre un mito per Pollini, che ha molte volte espresso la sua particolare ammirazione per un musicista così straordinario anche per certe sue peculiarità che si direbbero uniche. E lo stesso pianista ha spiegato nel corso di varie interviste quanto sia preziosa e rifinita fino al minimo dettaglio la scrittura pianistica chopiniana, a volte corretta all’ultimo momento per qualche variante che potrebbe sembrare di minima importanza. E’ in particolare per questo motivo, e per uno dei dettami tipici del pianismo di Pollini - la fedeltà assoluta al testo come viatico per una lettura scevra da personalismi – che la serata scaligera non ha sortito l’effetto che molti erano portati a sperare. Non era solamente una questione di note sbagliate, vuoti di memoria, inaspettate ripetizioni di battute e quant’altro. Errori che nel caso dei pianisti di un tempo sarebbero passati quasi inosservati per diversi motivi: per la presenza di altri contenuti narrativi, di dettagli timbrici affascinanti e per l’attenzione allo specifico fraseggiare chopiniano. Elementi che ieri sera andavano spesso evocati ma non realizzati. I tanti errori di un Cortot o di uno Horowitz a fine carriera erano di tipo completamente differente e oserei dire quasi finalizzati all’espressione musicale. Qui si ascoltavano invece momenti di mancato controllo che toglievano senso alla frase, minavano il significato del testo stesso. L’esito della serata, dal punto di vista del pubblico, è stato comunque molto buono, ma non direi trionfale come nel caso dello scorso appuntamento. Il programma, seppure ridotto nelle durate come da attuali disposizioni, ha registrato una migliore definizione nella prima parte, con i Notturni dell'op.27, la Barcarola e la seconda sonata. Dopo un intervallo consistente il pianista era evidentemente piuttosto provato e si è immerso comunque nel terzo Scherzo, nella Berceuse e nella Polacca op.53. Alle richieste di bis, Pollini ha risposto con uno studio dell’opera 25 e con la prima Ballata, esecuzioni entrambe non memorabili.    
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