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Festival "classicheFORME" 2021 - Lecce

   Nel quinto anno della sua programmazione, il Festival internazionale di musica da camera “classiche FORME” sotto la direzione di Beatrice Rana si sta configurando come “Progetto” sulla falsariga di eventi che negli anni passati sono stati altrove inaugurati da personalità carismatiche come quelle di Pollini e della Argerich. Progetto, nel senso che oltre all’accostamento di artisti giovani e di valore si intravede nella manifestazione  anche una linea programmatica che punta alla valorizzazione di un percorso musicale più definito, consequenziale. E’ sempre presente la sincera valorizzazione del legame esistente tra l’ideatrice e la sua terra, come se il Salento fosse davvero un palcoscenico ideale per ospitare quello che Beatrice Rana chiama “un rito ancestrale” di comunione tra natura e arte. Un’arte di ascendenza greca, apparentemente così lontana dalle premesse dei programmi musicali ascoltati ma allo stesso tempo intimamente connessa a questi tramite uno spirito ideale di creatività pura.

   E quest’anno gli appuntamenti si sono moltiplicati e hanno visto la presenza di nuovi giovani artisti che hanno portato un valore aggiunto al già ricco programma che si poteva ascoltare lo scorso anno.

   Nei tre appuntamenti che abbiamo seguito all’interno della bellissima cornice del chiostro del Rettorato dell’Università di Lecce si è potuto innanzitutto ascoltare un concerto inaugurale che aveva il suo punto di forza cameristico nello splendido Quintetto op.81 di Dvořák, dove il pianoforte di Beatrice Rana si è unito alle voci dei violini di Andrea Obiso e Liya Petrova , alla viola di Grégoire Vecchione e al violoncello di Ludovica Rana. Un capolavoro della letteratura tardo-romantica che era preceduto dal Langsamer Satz di Webern e da un lavoro di Carlo Boccadoro appositamente commissionato del festival. Nel suo “Room 237” - la camera degli orrori dell’albergo di Shining nel film di Kubrick - Boccadoro dà prova del suo ingegno creando sonorità voluminose che si contrappongono a un primo approccio più meditato e che sembrano trascendere le possibilità stesse del pianoforte associato ai tre strumenti ad arco prescelti.

   Il 21 Luglio è stata la volta di un programma che si riallacciava ad altri momenti della manifestazione più che alla proposta di un legame interno ai tre numeri prescelti. Abbiamo ascoltato una solida lettura della versione per pianoforte a quattro mani de “Le sacre du printemps” messa a punto dallo stesso Stravinskij - protagonisti Beatrice Rana e Massimo Spada in perfetta comunione di intenti rivolta a valorizzare l’insieme delle sonorità più che il carattere aggressivo della partitura - e una bellissima esecuzione della più ispirata  tra le cinque sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven, quella in la maggiore op.69, dove il magistrale accostamento tra i due strumenti si scioglie spesso in oasi purissime di canto.

   Chiudeva il festival un incontro ad alto livello tra Beatrice Rana e il violinista Renaud Capuçon, uno dei più importanti violinisti degli ultimi vent’anni, partner di tanti artisti famosissimi nel contesto di programmi di vasto respiro. Sul suo prezioso Guarneri il violinista ha dato voce con il valido sostegno di Beatrice Rana alle due sonate di Prokof’ev e alla prima sonata di Schumann, ponendo l'accento su una linea melodica sempre presente e su una definizione stilistica perfetta. Speriamo che questo sia il viatico per una più profonda collaborazione tra i due solisti e per un ulteriore allargamento di ensemble e di programmi, all’interno del festival leccese, cui Capuçon potrebbe senz’altro contribuire in futuro vista la sua autorevolezza e il suo sodalizio con tanti altri artisti di fama mondiale.

Dvorak - Quintetto LA pf.op.81 (finale) - Rana B.,Obiso A.,Petrova L.,Vecchioni G.,Rana L. - 180721 - Lecce