AA.VARI - Horowitz in London
Piano Time, Ottobre 1993
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Beethoven - Variazioni-Diabelli op.120
Pianoforte, Grigori Sokolov
RCA 9026-61414-2
Piano Time, Ottobre 1993
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Franck - Fantasie per pianoforte opp.11,12,14,15,19
Pianista, Francesco Bertoldi
Dynamic CDS 95
Piano Time, Ottobre 1993_
Horowitz discovered treasures
Sony SK 48093
Piano Time, Marzo 1993
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Brahms - Klavierstücke
Pianista, Wilhelm Kempff
Piano Time, Marzo 1993
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Chopin - Opere per pianoforte
Pianista, Alfred Cortot
6CD EMI CZS 767359 2
Piano Time, Marzo 1993
Era da tempo che si attendeva da parte
della EMI il riversamento in CD dell'importantissimo lascito discografico di
Alfred Cortot, uno dei pianisti che hanno dominato la storia del concertismo e
quella dell'interpretazione nel nostro secolo.
L'appuntamento non poteva iniziare che con Chopin, autore del quale giustamente Cortot è passato alla storia come il maggiore interprete. Va da sè che con la medesima urgenza attendiamo il riversamento in compact disc delle incisioni schumanniane, del dittico franckiano e di tante altre gemme che il collezionista deve andare a recuperare con grande fatica affidandosi o a piccole case discografiche statunitensi o ritornando ai vecchi LP, se non addirittura ai 78 giri: lo stesso suono, la stessa arte del porgere la frase musicale che Cortot impiega in Chopin la ritroviamo, solo per citare alcuni esempi, nella seconda Sonata di Weber o nella Sonata in si minore di Liszt, oggetto appunto di alcuni riversamenti in compact effettuati da case editrici "minori".
Il lavoro compiuto dai tecnici della EMI a partire dalle matrici originali è senza dubbio ragguardevole. Ci siamo chiesti come mai in questo caso non sia stato applicato quel processo di pulizia, di "lifting" che la EMI aveva di recente lanciato sotto il nome di CEDAR Process e che aveva caratterizzato il riversamento di un famoso nucleo di incisioni horowitziane degli anni '30. Ma forse è stato meglio così: per fare i conti con il lancinante suono del pianoforte di Cortot tanto vale affrontare l'emozione di un timbro quanto più vicino alle condizioni iniziali. Detto tra parentesi, la tecnologia di rimasterizzazione digitale non sempre sembra riprodurre fedelmente le fonti sonore che possiedono una particolare caratteristica timbrica: provi un ascoltatore a paragonare, nel caso di Cortot, un frammento su CD e uno su un 78 giri e capirà a quale enorme problema di filologia del suono intendiamo riferirci.
Il compact ha comunque tanti altri meriti e non staremo qui a prendere le parti di chi, al posto di un piccolo box di 6 dischetti preferisce avere...a portata di mano un ingombrante mucchio di almeno una cinquantina di pesanti microsolco.
Una tiratina d'orecchie se la meritano invece coloro che sovrintendono alle scelte artistiche: il contenuto dei 6 cd che vanno a formare questo box non corrisponde appieno all'integrale del lascito chopiniano di Cortot, integrale che si compone di incisioni pubblicate a suo tempo dalla Victor e dalle etichette Gramophone e Typewriter Company (antenate, queste ultime, della attuale EMI). La scelta è stata effettuata in base a criteri piutosto opinabili, che comunque vengono corretamente espressi nelle note di copertina firmate da Guthrie Luke. Grazie a un accordo davvero encomiabile di cooperazione tra etichette diverse, la EMI propone innanzitutto un nucleo di incisioni "primordiali" effettuato da Cortot per la Victor nei mitici Camden Studios tra il 1920 e il 1926. Qui spiccano una infuocata interpretazione della Ballata op.23 (1926), due magiche versioni della Berceuse (1920,1926) e di una manciata di Studi. Mancano però all'appello le altre tre Ballate (registrate sempre nella sessione del 1926) e gli Scherzi nn.2 e 3.
Per i cicli integrali la EMI ha preferito rivolgersi al patrimonio di casa propria e ci propone le 4 Ballate (1933), le due versioni degli Studi op 10 e op.25 (1934 e 1942), 14 Valzer (1943), i 24 Preludi (1942), le 3 Nouvelles Etudes (1949), le Sonate opp.35 e 58 ed altre pagine come la Barcarola, la Fantasia ecc.
Si potrebbe discutere a lungo sulla evoluzione tecnico-interpretativa del pianismo di Cortot. Tutti sanno che il pianista impreciso, spesso falloso fino al limite del fastidio che molti ascoltatori ancora si ricordano di avere sentito in concerto negli anni '50 era in realta negli anni '40 ancora uno splendido pianista, negli anni '30 anche un tecnico ragguardevole e negli anni '20 un vero e proprio mago al quale personaggi come Horowitz guardavano tutto sommato con reverenza. Ma ciò che ci preme ricordare a proposito di questa prima pubblicazione della EMI è in realtà la straordinaria continuità stilistica, la sempre seducente tensione emotiva e intellettuale che governa tutte le incisioni riportate nell'album.
Quando un pianista si presenta con una qualità di suono rimasta praticamente unica in tutta la storia del pianoforte, quando un interprete espone il discorso musicale con un senso così spiccato della dizione, del fraseggio eloquente, ebbene qualsiasi discorso relativo alle imperfezioni tecniche passa del tutto in secondo piano. Il fraseggio di Cortot comunica delle verità così brucianti da gettare una luce completamente nuova e piena di fascino sull'universo chopiniano. Lo Chopin di Cortot passa da esaltazioni febbrili a malinconie esasperate, da momenti di pura frenesia (la Tarantella!) a luoghi dove la drammaticità dell'esposizione diventa sostegno formale per la definizione di pagine complesse come le Sonate.
Va da sè che queste particolari qualità interpretative trovano il terreno più adatto proprio in quei luoghi dell'opera chopiniana dove il senso della narrazione è più marcato. Questo è il motivo per cui l'esecuzione delle quattro Ballate da parte di Cortot rappresenta un monumento di interpretazione pianistica che non è stato mai più eguagliato.
Pure restringendo i paragoni a un solo altro grande interprete chopiniano, possiamo notare che Horowitz raggiunge una tensione interpretativa da capogiro evidenziando al massimo i punti di rottura dell'armonia chopiniana o l'esaltazione cui perviene a volte il gioco pianistico; Cortot la tensione la crea in base alla drammaticità della declamazione. Dove prevale l'impatto armonico (ad esempio nella seconda Sonata) Horowitz è decisamente più interessante di Cortot; ma dove prevale l'aspetto narrativo (valga ancora tra i due il confronto sulle Ballate) Cortot ne esce chiaramente vincitore.
Non è questione di atteggiamenti nostalgici nei confronti del passato, ma ogni qualvolta ci troviamo di fronte alla pubblicazione di una summa interpretativa di questo genere (e il discorso si estende ovviamente al Beethoven di Schnabel, al Bach di Fischer, al Debussy di Gieseking e via dicendo) ci si rende conto di quanto la storia dell'interpretazione pianistica del nostro secolo può essere effettivamente racchiusa in un numero davvero limitato di box, che possono costituire la discoteca ideale, indispensabile per tutti coloro che desiderano accostarsi al grande repertorio tramite le cosiddette "edizioni di riferimento". E in questo campo va riconosciuto che la EMI ,sia per l'eccezionale livello della programmazione artistica, sia per la possibilità di attingere a un archivio di importanza colossale, ha da molti anni compiuto un lavoro editoriale che non ha eguali e che ha contribuito in maniera determinante alla diffusione sistematica delle incisioni storiche.
L'appuntamento non poteva iniziare che con Chopin, autore del quale giustamente Cortot è passato alla storia come il maggiore interprete. Va da sè che con la medesima urgenza attendiamo il riversamento in compact disc delle incisioni schumanniane, del dittico franckiano e di tante altre gemme che il collezionista deve andare a recuperare con grande fatica affidandosi o a piccole case discografiche statunitensi o ritornando ai vecchi LP, se non addirittura ai 78 giri: lo stesso suono, la stessa arte del porgere la frase musicale che Cortot impiega in Chopin la ritroviamo, solo per citare alcuni esempi, nella seconda Sonata di Weber o nella Sonata in si minore di Liszt, oggetto appunto di alcuni riversamenti in compact effettuati da case editrici "minori".
Il lavoro compiuto dai tecnici della EMI a partire dalle matrici originali è senza dubbio ragguardevole. Ci siamo chiesti come mai in questo caso non sia stato applicato quel processo di pulizia, di "lifting" che la EMI aveva di recente lanciato sotto il nome di CEDAR Process e che aveva caratterizzato il riversamento di un famoso nucleo di incisioni horowitziane degli anni '30. Ma forse è stato meglio così: per fare i conti con il lancinante suono del pianoforte di Cortot tanto vale affrontare l'emozione di un timbro quanto più vicino alle condizioni iniziali. Detto tra parentesi, la tecnologia di rimasterizzazione digitale non sempre sembra riprodurre fedelmente le fonti sonore che possiedono una particolare caratteristica timbrica: provi un ascoltatore a paragonare, nel caso di Cortot, un frammento su CD e uno su un 78 giri e capirà a quale enorme problema di filologia del suono intendiamo riferirci.
Il compact ha comunque tanti altri meriti e non staremo qui a prendere le parti di chi, al posto di un piccolo box di 6 dischetti preferisce avere...a portata di mano un ingombrante mucchio di almeno una cinquantina di pesanti microsolco.
Una tiratina d'orecchie se la meritano invece coloro che sovrintendono alle scelte artistiche: il contenuto dei 6 cd che vanno a formare questo box non corrisponde appieno all'integrale del lascito chopiniano di Cortot, integrale che si compone di incisioni pubblicate a suo tempo dalla Victor e dalle etichette Gramophone e Typewriter Company (antenate, queste ultime, della attuale EMI). La scelta è stata effettuata in base a criteri piutosto opinabili, che comunque vengono corretamente espressi nelle note di copertina firmate da Guthrie Luke. Grazie a un accordo davvero encomiabile di cooperazione tra etichette diverse, la EMI propone innanzitutto un nucleo di incisioni "primordiali" effettuato da Cortot per la Victor nei mitici Camden Studios tra il 1920 e il 1926. Qui spiccano una infuocata interpretazione della Ballata op.23 (1926), due magiche versioni della Berceuse (1920,1926) e di una manciata di Studi. Mancano però all'appello le altre tre Ballate (registrate sempre nella sessione del 1926) e gli Scherzi nn.2 e 3.
Per i cicli integrali la EMI ha preferito rivolgersi al patrimonio di casa propria e ci propone le 4 Ballate (1933), le due versioni degli Studi op 10 e op.25 (1934 e 1942), 14 Valzer (1943), i 24 Preludi (1942), le 3 Nouvelles Etudes (1949), le Sonate opp.35 e 58 ed altre pagine come la Barcarola, la Fantasia ecc.
Si potrebbe discutere a lungo sulla evoluzione tecnico-interpretativa del pianismo di Cortot. Tutti sanno che il pianista impreciso, spesso falloso fino al limite del fastidio che molti ascoltatori ancora si ricordano di avere sentito in concerto negli anni '50 era in realta negli anni '40 ancora uno splendido pianista, negli anni '30 anche un tecnico ragguardevole e negli anni '20 un vero e proprio mago al quale personaggi come Horowitz guardavano tutto sommato con reverenza. Ma ciò che ci preme ricordare a proposito di questa prima pubblicazione della EMI è in realtà la straordinaria continuità stilistica, la sempre seducente tensione emotiva e intellettuale che governa tutte le incisioni riportate nell'album.
Quando un pianista si presenta con una qualità di suono rimasta praticamente unica in tutta la storia del pianoforte, quando un interprete espone il discorso musicale con un senso così spiccato della dizione, del fraseggio eloquente, ebbene qualsiasi discorso relativo alle imperfezioni tecniche passa del tutto in secondo piano. Il fraseggio di Cortot comunica delle verità così brucianti da gettare una luce completamente nuova e piena di fascino sull'universo chopiniano. Lo Chopin di Cortot passa da esaltazioni febbrili a malinconie esasperate, da momenti di pura frenesia (la Tarantella!) a luoghi dove la drammaticità dell'esposizione diventa sostegno formale per la definizione di pagine complesse come le Sonate.
Va da sè che queste particolari qualità interpretative trovano il terreno più adatto proprio in quei luoghi dell'opera chopiniana dove il senso della narrazione è più marcato. Questo è il motivo per cui l'esecuzione delle quattro Ballate da parte di Cortot rappresenta un monumento di interpretazione pianistica che non è stato mai più eguagliato.
Pure restringendo i paragoni a un solo altro grande interprete chopiniano, possiamo notare che Horowitz raggiunge una tensione interpretativa da capogiro evidenziando al massimo i punti di rottura dell'armonia chopiniana o l'esaltazione cui perviene a volte il gioco pianistico; Cortot la tensione la crea in base alla drammaticità della declamazione. Dove prevale l'impatto armonico (ad esempio nella seconda Sonata) Horowitz è decisamente più interessante di Cortot; ma dove prevale l'aspetto narrativo (valga ancora tra i due il confronto sulle Ballate) Cortot ne esce chiaramente vincitore.
Non è questione di atteggiamenti nostalgici nei confronti del passato, ma ogni qualvolta ci troviamo di fronte alla pubblicazione di una summa interpretativa di questo genere (e il discorso si estende ovviamente al Beethoven di Schnabel, al Bach di Fischer, al Debussy di Gieseking e via dicendo) ci si rende conto di quanto la storia dell'interpretazione pianistica del nostro secolo può essere effettivamente racchiusa in un numero davvero limitato di box, che possono costituire la discoteca ideale, indispensabile per tutti coloro che desiderano accostarsi al grande repertorio tramite le cosiddette "edizioni di riferimento". E in questo campo va riconosciuto che la EMI ,sia per l'eccezionale livello della programmazione artistica, sia per la possibilità di attingere a un archivio di importanza colossale, ha da molti anni compiuto un lavoro editoriale che non ha eguali e che ha contribuito in maniera determinante alla diffusione sistematica delle incisioni storiche.
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Albeniz, Granados
Pianoforte, Alicia de Larrocha
EMI CMS 764504, 764524
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