The Classic Voice n.199
The Classic Voice n.198
The Classic Voice n.196
The Classic Voice n.194
The Classic Voice n.193
AMFION - Risto-Matti Marin e l'arte della trascrizione
The Classic Voice n.192
The Classic Voice n.191
The Classic Voice n.189
Mendelssohn Trii per pianoforte,violino e violonello opp.49
e 66
Pianoforte Laura Manzini
Violino Laura Gorna
Violoncello Cecilia Radic
Cd Decca 4811082
* * *
Il trio “rosa” che prende il nome di Estrio mescolando suggestioni musicali e psicanalitiche si dedica da tempo con passione nelle nostre sale da concerto alla divulgazione del repertorio dedicato all’ensemble formato da pianoforte, violino e violoncello e questo disco ci offre la possibilità di riascoltare Manzini, Gorna e Radic in due pagine molto famose, ben note a tutti i cultori della musica da camera. Leggendo i nomi dei musicisti che hanno contribuito al percorso formativo delle tre componenti del Trio (Accardo, Filippini e Canino) ci tornano in mente tanti concerti ascoltati in passato nei quali i tre maestri avevano a loro volta portato avanti una tradizione insostituibile che educava sempre nuove generazioni di ascoltatori. Non nascondiamo quanto quelle serate siano state importanti nella nostra personale formazione e quanto certe emozioni vissute da giovani rimangano impresse poi per tutta la vita. Il disco è però documento ufficiale e destinato a inserirsi in una biblioteca che conta esempi di levatura eccezionale che ci accompagnano verso una realtà che va al di là della pur bella, corretta lettura dell’Estrio. Gli esempi storici sono alla portata di tutti e più recentemente si sono segnalate al di sopra di altre le incisioni messe a punto dalla Argerich, da Nicholas Angelich, dai fratelli Capuçon. All’Estrio richiederei in particolare una maggiore partecipazione passionale nel confronto di pagine intrise sì di classicità, ma anche proiettate in un contesto che più Romantico non si può.
Martucci Integrale delle musiche per violoncello e pianoforte
Violoncello Roberto Trainini
Pianoforte Massimiliano Ferrati
cd Brilliant 94816
* * * *
Bene ha fatto la Brilliant a commissionare questa piccola integrale delle musiche scritte da Martucci per il duo violoncello-pianoforte, pagine pochissimo eseguite e incise che interrompono la successione continua di composizioni pianistiche che è tipica del catalogo del compositore napoletano. La Sonata op.52 completa nel 1880 una successione di importanti lavori cameristici che era iniziata con l’analoga Sonata per violino e pianoforte (1874) e con il Quintetto del 1877. Al più tardo stile martucciano appartengono invece i Tre pezzi op.69 (1888) e le due Romanze op.72 (1891) mentre la Melodia op.71 venne concepita inizialmente per violino nel 1890 e contemporaneamente trascritta per cello. E’interessante notare come l’editore di riferimento di quasi tutta l’opera pianistica di Martucci fu Ricordi, ma già a partire dal Quintetto op.45 e per quasi tutto il resto della propria produzione cameristica Martucci si dovette rivolgere all’editore lipsiense Kistner (poi a Rahter e all’italiano Schmidl). Roberto Trainini, perfezionatosi con Aldulescu e Menuhin, è interprete sensibile di queste pagine affascinanti, accompagnato con gusto da Massimiliano Ferrati. Il cd è corredato da interessanti e complete note informative a cura di Antonio Caroccia.
Pianoforte Laura Manzini
Violino Laura Gorna
Violoncello Cecilia Radic
Cd Decca 4811082
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Il trio “rosa” che prende il nome di Estrio mescolando suggestioni musicali e psicanalitiche si dedica da tempo con passione nelle nostre sale da concerto alla divulgazione del repertorio dedicato all’ensemble formato da pianoforte, violino e violoncello e questo disco ci offre la possibilità di riascoltare Manzini, Gorna e Radic in due pagine molto famose, ben note a tutti i cultori della musica da camera. Leggendo i nomi dei musicisti che hanno contribuito al percorso formativo delle tre componenti del Trio (Accardo, Filippini e Canino) ci tornano in mente tanti concerti ascoltati in passato nei quali i tre maestri avevano a loro volta portato avanti una tradizione insostituibile che educava sempre nuove generazioni di ascoltatori. Non nascondiamo quanto quelle serate siano state importanti nella nostra personale formazione e quanto certe emozioni vissute da giovani rimangano impresse poi per tutta la vita. Il disco è però documento ufficiale e destinato a inserirsi in una biblioteca che conta esempi di levatura eccezionale che ci accompagnano verso una realtà che va al di là della pur bella, corretta lettura dell’Estrio. Gli esempi storici sono alla portata di tutti e più recentemente si sono segnalate al di sopra di altre le incisioni messe a punto dalla Argerich, da Nicholas Angelich, dai fratelli Capuçon. All’Estrio richiederei in particolare una maggiore partecipazione passionale nel confronto di pagine intrise sì di classicità, ma anche proiettate in un contesto che più Romantico non si può.
Martucci Integrale delle musiche per violoncello e pianoforte
Violoncello Roberto Trainini
Pianoforte Massimiliano Ferrati
cd Brilliant 94816
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Bene ha fatto la Brilliant a commissionare questa piccola integrale delle musiche scritte da Martucci per il duo violoncello-pianoforte, pagine pochissimo eseguite e incise che interrompono la successione continua di composizioni pianistiche che è tipica del catalogo del compositore napoletano. La Sonata op.52 completa nel 1880 una successione di importanti lavori cameristici che era iniziata con l’analoga Sonata per violino e pianoforte (1874) e con il Quintetto del 1877. Al più tardo stile martucciano appartengono invece i Tre pezzi op.69 (1888) e le due Romanze op.72 (1891) mentre la Melodia op.71 venne concepita inizialmente per violino nel 1890 e contemporaneamente trascritta per cello. E’interessante notare come l’editore di riferimento di quasi tutta l’opera pianistica di Martucci fu Ricordi, ma già a partire dal Quintetto op.45 e per quasi tutto il resto della propria produzione cameristica Martucci si dovette rivolgere all’editore lipsiense Kistner (poi a Rahter e all’italiano Schmidl). Roberto Trainini, perfezionatosi con Aldulescu e Menuhin, è interprete sensibile di queste pagine affascinanti, accompagnato con gusto da Massimiliano Ferrati. Il cd è corredato da interessanti e complete note informative a cura di Antonio Caroccia.
The Classic Voice n.188
Strauss Klavierstücke op.3, Stimmungsbilder op.9, Pezzi per
pianoforte e archi TrV 114,136,169,33
Pianoforte Costantino Catena
Quartetto Savinio
Cd Camerata CMCD 28309
* * *
Ci eravamo di recente occupati del primo volume delle opere complete per pianoforte di Strauss registrate da Dario Bonuccelli per la Dynamic, contenenti molti lavori giovanili del musicista bavarese, ed ecco apparire un nuovo album che attinge ancora al primo periodo dell’attività del compositore, con una più interessante estensione alla musica da camera. Di particolare rilievo si rivelano qui i due pezzi per violino e pianoforte, violino, viola e violoncello TrV 169 del 1893, con una interessante anticipazione – nella Danza araba – delle atmosfere che ritroveremo una decina di anni più avanti nella Salome. Un’atmosfera da salotto fine secolo viene evocata anche nel Concertante per lo stesso ensemble. Costantino Catena si muove perfettamente a proprio agio nel multiforme contesto di richiami che caratterizza i cinque pezzi dell’opera 3 e i Stimmungsbilder op.9, tardivo ripensamento di tutta una tradizione romantica che faceva soprattutto capo al nome di Schumann. Le note di accompagnamento al cd, prodotto in Giappone in base a nastri registrati nel marzo del 2014 nella chiesa di S.Giorgio a Salerno, sono in giapponese e in inglese.
Ciaikovskij Concerto op.23 Prokofiev Concerto n.3 op.26
Pianoforte Behzod Abduraimov
Orchestra Sinfonia Nazionale della RAI
Direttore Jurai Valcuha
cd Decca 4785360
* * * *
Di Behzod Abduraimov avevamo parlato in termini entusiastici fin dalla sua prima apparizione italiana nel novembre del 2012 e non ci meravigliamo del fatto che il giovane pianista sia stato in grado dire la sua anche nel contesto di due concerti troppo frequentemente presi di mira dall’industria discografica. Alla eccellenza tecnica si aggiunge nel caso del pianista uzbeco il possesso di una qualità di suono davvero notevole, che riesce a farsi apprezzare anche in un testo così percussivo quale è il terzo concerto di Prokofiev. Jurai Valcuha non solamente asseconda le intenzioni del solista, ma è capace di sottolineare particolari strumentali di non frequente ascolto, ravvivando il significato di partiture spesso indebolite dalla routine. Non ultimo pregio di queste incisioni è poi la presenza dei complessi sinfonici della RAI, che non hanno nulla da temere in un confronto con altre formazioni più blasonate e che sembrano particolarmente a proprio agio in un repertorio che richiede una specifica eccellenza timbrica, colta in questo caso attraverso una registrazione di altissima qualità. Il cd offre anche l’occasione di ascoltare un prezioso bis, caro al pianista almeno quanto lo è per Evgenij Kissin, il Pas de quatre trascritto da Earl Wild seguendo le movenze dei cigni ciaikovskiani.
Bach Variazioni Goldberg
Pianoforte Maria Perrotta
cd Decca 481 1194
* * * *
Nelle sue note allegate a questo cd, Carlo Vitali cita una considerazione avanzata da Charles Rosen nei confronti dei moderni criteri interpretativi associati a una sempre maggiore proliferazione di incisioni discografiche delle Goldberg a partire dagli anni’60: “…le interpretazioni di Bach sul pianoforte moderno oscillano tra la sfrenata eccentricità – apprezzabile solo qualora la sensibilità del pianista sia eccezionalmente interessante – e un compassato, monotono viaggio nella partitura”.
A parte il fatto che l’osservazione di Rosen potrebbe essere avanzata per molte altre pagine del repertorio – non solamente bachiano – bisognerebbe intendersi in base a quali parametri si possa giudicare positivamente una sfrenata eccentricità, o meglio in base a quali criteri si possa affermare che un interprete sia o meno eccezionalmente interessante. L’eccentricità può in questo caso prendere almeno due direzioni estreme: o quella più deliberatamente barocca, finalizzata a ricreare una libertà espressiva ricreata in base a studi profondi sulla prassi esecutiva dell’epoca, o quella che tiene conto del ripensamento delle Goldberg effettuato in base a considerazioni e nuove prassi esecutive tipiche del tardo romanticismo. Nel primo caso lo strumento elettivo non è però il pianoforte, a meno che non si seguano le tracce dei Gould e delle Tureck che in realtà facevano di tutto per camuffare, attraverso una sofisticata arte del tocco, le caratteristiche “moderne” dei grandi pianoforti da concerto. Nel secondo, oggi del tutto fuori moda, si può arrivare a una personalizzazione molto spinta del fraseggio che introduce deviazioni sicuramente non in linea con le intenzioni originali dell’autore. Una tipica lettura condotta secondo queste ultime premesse fu quella proposto da Maria Tipo all’inizio degli anni ’80, con risultati non privi di fascino quanto storicamente poco giustificabili. In questa registrazione del sommo capolavoro bachiano la Perrotta risulta eccentrica in quanto non segue alla lettera le indicazioni scritte, variando i ritornelli e non rispettando una scansione rigida introducendo qualche esitazione espressiva, e ci sembra seguire una via più orientata verso l’atteggiamento della Tipo piuttosto che in linea con quello dell’ultima Tureck, che ebbe il coraggio di riaffrontare in pubblico le Goldberg dopo tanti anni dal suo esordio. In altre parole la Perrotta coglie i lati migliori dei due atteggiamenti estremi e ne fa convivere gli esiti in una proposta che forse non è giustificabile sul piano teorico ma che non manca di efficacia sul piano dell’ascolto. Un voto pieno, insomma, per la godibilità dell’insieme, soprattutto se calato nella realtà di una esecuzione pubblica, con qualche riserva sui fondamenti della scelta effettuata.
Mozart Concerto K.271 Rondò K.386 Ch’io mi scordi di te K.505 Haydn Concerto in re maggiore
Pianoforte Alexandre Tharaud
Mezzosoprano Joyce Di Donato
Orchestra Les violons du Roy
Direttore Bernard Labadie
Cd Warner Erato 08256 462626 87
* * * * *
Una qualità non comune del pianismo di Tharaud è rapresentata da un entusiasmo giovanile sorretto da un’ottima preparazione accademica, ingredienti che raramente lasciano l’ascoltatore indifferente rispetto a proposte come quelle contenute in questo disco indovinatissimo. Tharaud (ma anche Labadie) riesce a far risaltare non solamente i caratteri pre-romantici del K.271, e persino a sorridere di certi particolari della scrittura mozartiana che neanche lo scavezzacollo Friedrich Gulda riusciva a smitizzare. Ne esce una lettura di straordinaria vivacità ma anche espressiva al punto giusto, e gli stessi parametri si ritrovano in tutte le altre pagine che sembrano essere state aggiunte sulla base di una ispirazione davvero felice. Tharaud gioca qui con perizia e divertimento anche nelle cadenze, rispettando ovviamente quelle del K.271 ma intervenendo nel caso del Rondò K.386 e del Concerto di Haydn - dove mancano gli originali - con gustosi richiami mozartiani e divertenti facezie pianistiche. Bravissima la Di Donato nella grande aria da concerto, con una punta di divertente reminiscenza di certi atteggiamenti manieristici della Schwarzkopf, un affettuoso omaggio a una grande cantante del passato che della K.505 fu interprete famosa.
Chopin Krakowiak op.14, Variazioni su “là ci darem la mano” op.2 Hummel Fantasia “Oberons Zauberhorn” op.116 Mozart Concerto K.414
Pianoforte Alexander Krichel
Orchestra Polish Chamber Philarmonic
Direttore Wojciech Rajski
CD Sony classical 88875002872
* * * * *
Una bella sorpresa, quella del venticinquenne Alexander Krichel protagonista di un disco altrettanto sorprendente per l’intelligenza dell’impaginazione. Krichel si sta perfezionando a Londra con Alexeev e ha scelto qui un accostamento molto intelligente tra quattro pagine che sono legate a loro da un filo storicamente interessante. Hummel era allo stesso tempo il migliore allievo di Mozart e il pianista-compositore che forse ebbe più influenza sul giovane Chopin, che lo ascoltò a Varsavia nel 1828. Mozart era a sua volta in cima ai pensieri di uno Chopin divenuto oramai famoso a partire dal suo debutto viennese, in cui presentò le difficilissime Variazioni op.2 e la Krakowiak. Di Hummel si ascolta la rara Fantasia per pianoforte e orchestra su temi dell’Oberon di Weber, che il musicista scrisse nel 1829, proprio nel momento in cui il fiore chopiniano stava definitivamente sbocciando. La Fantasia, che contiene anche un episodio intitolato “tempesta di mare”, edito nell’800 come parte separata dal contesto, è pensata secondo una scrittura sempre molto elegante e piena di fascino, che si capisce come possa avere influito sugli ideali artistici del giovane Frédéric. La Polish Chamber Philarmonic guidata da Wojciech Rajski suona magnificamente, con esiti eccezionali nella pagina hummeliana, che è strumentata in maniera sublime.
Chopin Studi op.10 e 25 Schumann Studi sinfonici op.13
Pianoforte Valentina Lisitsa
cd Decca 478 7697
* * *
Ripetiamo qui quanto già detto tempo fa a proposito della Lisitsa, pianista cui ben si confà il pungente ritratto che dei colleghi della sua categoria fa Saint-Saëns nel suo Carnevale degli animali. Sì, le dita corrono, ma degli Studi di Chopin la Lisitsa - Val per gli amici e gli ammiratori - sottolinea solamente il lato più esteriore, riducendo spesso le linee cantabili al prodotto di un sentimentalismo che pensavamo fosse oramai scomparso dalla circolazione. Milioni di “like” su Facebook o Youtube non fanno testo, questo oramai è chiaro, e la Lisitsa non ci era parsa degna di nota in tempi non sospetti, quando si era presentata di fronte al pubblico milanese nel 1998 suonando la pirotecnica fantasia di Ginsburg sul Barbiere di Siviglia, due Rapsodie ungheresi di Liszt e la settima di Prokofiev. Una Buniatishvili in anticipo sui tempi ? In parte si anche se almeno la Lisitsa le note le suona tutte. Ma chi cerca di conoscere i contenuti artistici degli Studi opp.10 e 25 è pregato di rivolgersi altrove. Gli stessi criteri interpretativi sono alla base dell’incisione degli Studi sinfonici, dove speravo che la Lisitsa avesse introiettato qualcosa degli insegnamenti di tanti grandi pianisti russi che ebbero questo capolavoro in repertorio.
Pianoforte Costantino Catena
Quartetto Savinio
Cd Camerata CMCD 28309
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Ci eravamo di recente occupati del primo volume delle opere complete per pianoforte di Strauss registrate da Dario Bonuccelli per la Dynamic, contenenti molti lavori giovanili del musicista bavarese, ed ecco apparire un nuovo album che attinge ancora al primo periodo dell’attività del compositore, con una più interessante estensione alla musica da camera. Di particolare rilievo si rivelano qui i due pezzi per violino e pianoforte, violino, viola e violoncello TrV 169 del 1893, con una interessante anticipazione – nella Danza araba – delle atmosfere che ritroveremo una decina di anni più avanti nella Salome. Un’atmosfera da salotto fine secolo viene evocata anche nel Concertante per lo stesso ensemble. Costantino Catena si muove perfettamente a proprio agio nel multiforme contesto di richiami che caratterizza i cinque pezzi dell’opera 3 e i Stimmungsbilder op.9, tardivo ripensamento di tutta una tradizione romantica che faceva soprattutto capo al nome di Schumann. Le note di accompagnamento al cd, prodotto in Giappone in base a nastri registrati nel marzo del 2014 nella chiesa di S.Giorgio a Salerno, sono in giapponese e in inglese.
Ciaikovskij Concerto op.23 Prokofiev Concerto n.3 op.26
Pianoforte Behzod Abduraimov
Orchestra Sinfonia Nazionale della RAI
Direttore Jurai Valcuha
cd Decca 4785360
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Di Behzod Abduraimov avevamo parlato in termini entusiastici fin dalla sua prima apparizione italiana nel novembre del 2012 e non ci meravigliamo del fatto che il giovane pianista sia stato in grado dire la sua anche nel contesto di due concerti troppo frequentemente presi di mira dall’industria discografica. Alla eccellenza tecnica si aggiunge nel caso del pianista uzbeco il possesso di una qualità di suono davvero notevole, che riesce a farsi apprezzare anche in un testo così percussivo quale è il terzo concerto di Prokofiev. Jurai Valcuha non solamente asseconda le intenzioni del solista, ma è capace di sottolineare particolari strumentali di non frequente ascolto, ravvivando il significato di partiture spesso indebolite dalla routine. Non ultimo pregio di queste incisioni è poi la presenza dei complessi sinfonici della RAI, che non hanno nulla da temere in un confronto con altre formazioni più blasonate e che sembrano particolarmente a proprio agio in un repertorio che richiede una specifica eccellenza timbrica, colta in questo caso attraverso una registrazione di altissima qualità. Il cd offre anche l’occasione di ascoltare un prezioso bis, caro al pianista almeno quanto lo è per Evgenij Kissin, il Pas de quatre trascritto da Earl Wild seguendo le movenze dei cigni ciaikovskiani.
Bach Variazioni Goldberg
Pianoforte Maria Perrotta
cd Decca 481 1194
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Nelle sue note allegate a questo cd, Carlo Vitali cita una considerazione avanzata da Charles Rosen nei confronti dei moderni criteri interpretativi associati a una sempre maggiore proliferazione di incisioni discografiche delle Goldberg a partire dagli anni’60: “…le interpretazioni di Bach sul pianoforte moderno oscillano tra la sfrenata eccentricità – apprezzabile solo qualora la sensibilità del pianista sia eccezionalmente interessante – e un compassato, monotono viaggio nella partitura”.
A parte il fatto che l’osservazione di Rosen potrebbe essere avanzata per molte altre pagine del repertorio – non solamente bachiano – bisognerebbe intendersi in base a quali parametri si possa giudicare positivamente una sfrenata eccentricità, o meglio in base a quali criteri si possa affermare che un interprete sia o meno eccezionalmente interessante. L’eccentricità può in questo caso prendere almeno due direzioni estreme: o quella più deliberatamente barocca, finalizzata a ricreare una libertà espressiva ricreata in base a studi profondi sulla prassi esecutiva dell’epoca, o quella che tiene conto del ripensamento delle Goldberg effettuato in base a considerazioni e nuove prassi esecutive tipiche del tardo romanticismo. Nel primo caso lo strumento elettivo non è però il pianoforte, a meno che non si seguano le tracce dei Gould e delle Tureck che in realtà facevano di tutto per camuffare, attraverso una sofisticata arte del tocco, le caratteristiche “moderne” dei grandi pianoforti da concerto. Nel secondo, oggi del tutto fuori moda, si può arrivare a una personalizzazione molto spinta del fraseggio che introduce deviazioni sicuramente non in linea con le intenzioni originali dell’autore. Una tipica lettura condotta secondo queste ultime premesse fu quella proposto da Maria Tipo all’inizio degli anni ’80, con risultati non privi di fascino quanto storicamente poco giustificabili. In questa registrazione del sommo capolavoro bachiano la Perrotta risulta eccentrica in quanto non segue alla lettera le indicazioni scritte, variando i ritornelli e non rispettando una scansione rigida introducendo qualche esitazione espressiva, e ci sembra seguire una via più orientata verso l’atteggiamento della Tipo piuttosto che in linea con quello dell’ultima Tureck, che ebbe il coraggio di riaffrontare in pubblico le Goldberg dopo tanti anni dal suo esordio. In altre parole la Perrotta coglie i lati migliori dei due atteggiamenti estremi e ne fa convivere gli esiti in una proposta che forse non è giustificabile sul piano teorico ma che non manca di efficacia sul piano dell’ascolto. Un voto pieno, insomma, per la godibilità dell’insieme, soprattutto se calato nella realtà di una esecuzione pubblica, con qualche riserva sui fondamenti della scelta effettuata.
Mozart Concerto K.271 Rondò K.386 Ch’io mi scordi di te K.505 Haydn Concerto in re maggiore
Pianoforte Alexandre Tharaud
Mezzosoprano Joyce Di Donato
Orchestra Les violons du Roy
Direttore Bernard Labadie
Cd Warner Erato 08256 462626 87
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Una qualità non comune del pianismo di Tharaud è rapresentata da un entusiasmo giovanile sorretto da un’ottima preparazione accademica, ingredienti che raramente lasciano l’ascoltatore indifferente rispetto a proposte come quelle contenute in questo disco indovinatissimo. Tharaud (ma anche Labadie) riesce a far risaltare non solamente i caratteri pre-romantici del K.271, e persino a sorridere di certi particolari della scrittura mozartiana che neanche lo scavezzacollo Friedrich Gulda riusciva a smitizzare. Ne esce una lettura di straordinaria vivacità ma anche espressiva al punto giusto, e gli stessi parametri si ritrovano in tutte le altre pagine che sembrano essere state aggiunte sulla base di una ispirazione davvero felice. Tharaud gioca qui con perizia e divertimento anche nelle cadenze, rispettando ovviamente quelle del K.271 ma intervenendo nel caso del Rondò K.386 e del Concerto di Haydn - dove mancano gli originali - con gustosi richiami mozartiani e divertenti facezie pianistiche. Bravissima la Di Donato nella grande aria da concerto, con una punta di divertente reminiscenza di certi atteggiamenti manieristici della Schwarzkopf, un affettuoso omaggio a una grande cantante del passato che della K.505 fu interprete famosa.
Chopin Krakowiak op.14, Variazioni su “là ci darem la mano” op.2 Hummel Fantasia “Oberons Zauberhorn” op.116 Mozart Concerto K.414
Pianoforte Alexander Krichel
Orchestra Polish Chamber Philarmonic
Direttore Wojciech Rajski
CD Sony classical 88875002872
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Una bella sorpresa, quella del venticinquenne Alexander Krichel protagonista di un disco altrettanto sorprendente per l’intelligenza dell’impaginazione. Krichel si sta perfezionando a Londra con Alexeev e ha scelto qui un accostamento molto intelligente tra quattro pagine che sono legate a loro da un filo storicamente interessante. Hummel era allo stesso tempo il migliore allievo di Mozart e il pianista-compositore che forse ebbe più influenza sul giovane Chopin, che lo ascoltò a Varsavia nel 1828. Mozart era a sua volta in cima ai pensieri di uno Chopin divenuto oramai famoso a partire dal suo debutto viennese, in cui presentò le difficilissime Variazioni op.2 e la Krakowiak. Di Hummel si ascolta la rara Fantasia per pianoforte e orchestra su temi dell’Oberon di Weber, che il musicista scrisse nel 1829, proprio nel momento in cui il fiore chopiniano stava definitivamente sbocciando. La Fantasia, che contiene anche un episodio intitolato “tempesta di mare”, edito nell’800 come parte separata dal contesto, è pensata secondo una scrittura sempre molto elegante e piena di fascino, che si capisce come possa avere influito sugli ideali artistici del giovane Frédéric. La Polish Chamber Philarmonic guidata da Wojciech Rajski suona magnificamente, con esiti eccezionali nella pagina hummeliana, che è strumentata in maniera sublime.
Chopin Studi op.10 e 25 Schumann Studi sinfonici op.13
Pianoforte Valentina Lisitsa
cd Decca 478 7697
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Ripetiamo qui quanto già detto tempo fa a proposito della Lisitsa, pianista cui ben si confà il pungente ritratto che dei colleghi della sua categoria fa Saint-Saëns nel suo Carnevale degli animali. Sì, le dita corrono, ma degli Studi di Chopin la Lisitsa - Val per gli amici e gli ammiratori - sottolinea solamente il lato più esteriore, riducendo spesso le linee cantabili al prodotto di un sentimentalismo che pensavamo fosse oramai scomparso dalla circolazione. Milioni di “like” su Facebook o Youtube non fanno testo, questo oramai è chiaro, e la Lisitsa non ci era parsa degna di nota in tempi non sospetti, quando si era presentata di fronte al pubblico milanese nel 1998 suonando la pirotecnica fantasia di Ginsburg sul Barbiere di Siviglia, due Rapsodie ungheresi di Liszt e la settima di Prokofiev. Una Buniatishvili in anticipo sui tempi ? In parte si anche se almeno la Lisitsa le note le suona tutte. Ma chi cerca di conoscere i contenuti artistici degli Studi opp.10 e 25 è pregato di rivolgersi altrove. Gli stessi criteri interpretativi sono alla base dell’incisione degli Studi sinfonici, dove speravo che la Lisitsa avesse introiettato qualcosa degli insegnamenti di tanti grandi pianisti russi che ebbero questo capolavoro in repertorio.