Un doppio Concerto di canto alla Scala Recital del soprano Lisette Oropesa e del tenore Benjamin Bernhem Teatro alla Scala 30 Aprile 2024
Una serata impaginata come duo vocale formato dal soprano Lisette Oropesa, dal tenore Benjamin Bernheim e l’Orchestra dell’Accademia della Scala diretta da Marco Armiliato appare davvero raramente nei programmi del Teatro, e ieri sera ha raggiunto dei livelli di eccellenza e di ottimale risposta da parte del pubblico. Tutto era ben congegnato per offrire ottanta buoni minuti di musica di facile ascolto ma è stato l’insieme del cast a fare la differenza. Marco Armiliato è direttore di consumata esperienza e si è destreggiato con autorevolezza guidando i giovani dell’Accademia sia negli intermezzi sinfonici che nell’accompagnamento dei cantanti, l’Orchestra ha risposto in maniera molto professionale e ha anche mostrato le sue punte di diamante negli interventi solistici (il violoncellista Andrea Cavalazzi e il primo violino Chiara Rollini) che erano inseriti nelle Sinfonie da opere come da programma (La forza del destino, I masnadieri, Roméo et Juliette). Quanto alle voci in gara si sono avverate del tutto le aspettative di gran parte del pubblico: sia la Oropesa che Bernheim erano nomi ben noti (più la prima che il secondo) e si sono sia alternati come solisti che in duo rispondendo alle richieste del programma che prevedeva una prima parte italiana (Verdi, Donizetti, Puccini) e un seconda francese (Gounod, il Meyerbeer di Robert le diable, Massenet). Non ci si attenda da loro prodigi che ricordino i bei tempi andati; la Oropesa ha più le caratteristiche di un soprano leggero, negli acuti è leggermente metallica, non ha bassi rilevanti; Bernheim offre a volte una mezza voce che sconfina nel falsetto. Ma la situazione odierna è quello che è e non si chieda l’apparizione di nuove Tebaldi o Callas o Freni, né nuovi Kraus o Bergonzi (tenore quest’ultimo dal quale Bernheim ha ricevuto lezioni in passato). Vi è comunque da parte di questi protagonisti attuali la capacità di intrattenimento e di impaginazione di una sorta di spettacolo che sottintende una regìa e la relativa abilità di muoversi in scena, a partire dalla performance con tanto di bottiglia di vino nell’Elisir donizettiano. Ambedue i cantanti hanno poi convinto maggiormente nella sezione francese del programma, dove la Oropesa ha dato il meglio di sé nell’”aria dei gioielli” dal Faust e Bernheim nel “Je crois entendre encore” dai “Pescatori di perle”. L’ensemble complessivo non poteva per forza di cose prevedere la solita sfilza di bis tipica dei concerti di canto e il pubblico si è dovuto accontentare di un estratto dalla Bohème.