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Gli sbarazzini pianisti del Duo Jussen



Lucas (31 anni) e Arthur (29 anni) Jussen sono due giovani fratelli pianisti che hanno iniziato a suonare in duo fin dalla tenera età, per poi specializzarsi tra gli altri con la Pires, con Pressler e con Bashkirov. Un cursus veramente solido che li porta oggi ad esibirsi in ogni dove con grande successo. Per la Società dei Concerti si sono presentati con un programma sostanzioso che andava da Mozart a Rachmaninov passando per Schumann e Debussy e includendo anche un lavoro contemporaneo di Jörg Widmann a loro dedicato. Ciò che si percepisce immediatamente dal loro modo di suonare è la perfetta sincronizzazione di intenti, che si traduce anche in una perfetta eguaglianza nel rispetto dei testi da loro affrontati. E’difficile, senza dubbio, ascoltare accordi perfettamente sincroni, scale immacolate, crescendo da far accapponare la pelle in un tripudio di suono mai udito da i più famosi duo pianistici del presente e del passato. In questo senso la presenza del Duo Jussen rappresenta una carta sicura di successo che attira le simpatie del pubblico e che merita applausi entusiastici. L’unica riserva che oggi mi sento di fare e che potrebbe essere anche causata dal suono potente dei due pianoforti Fazioli messi loro a disposizione è appunto una sensazione di aggressione alla tastiera che produce un suono spesso violento e sopra le righe. Baldanza giovanile ? Può essere, ma la scelta è accettabile nella seconda Suite di Rachmaninov (la Argerich e Freire producevano anch’essi un grande volume di suono in questa Suite, ma si trattava di un suono sempre controllato). E’ancora accettabile nel pezzo di Widmann a loro dedicato (non un capolavoro) ma inizia a non quadrare più nel Debussy delle Six épigraphes antiques, nell’Andante e Variazioni di Schumann e soprattutto nella celestiale Sonata K.521 di Mozart che è sì proiettata nel futuro rispetto all’epoca di composizione ma è pur sempre frutto della penna del più grande compositore settecentesco. Insomma gli Jussen dovrebbero a mio parere puntare sulle caratteristiche positive del loro modo di approcciare la musica (e sono tante) e lasciar perdere, o minimizzare, quel poco o tanto di giovanile entusiasmo che rischia di portare a un fraintendimento dei preziosi testi da loro presentati. Forse per calmare gli animi, i due hanno concesso per bis una trascrizione per due pianoforti della famosa aria “Aus Liebe” dalla bachiana Matthäus Passion.