Eccellenti violinisti a Milano
Nel corso di una settimana ricca di avvenimenti si sono ascoltati a distanza di ventiquattro ore l’uno dall’altro due violinisti di grande pregio, Sergei Krilov e Daniel Lozakovich, che hanno caratterizzato in maniera insolita le reazioni di un pubblico entusiasta. Ambedue si esibivano nel contesto di un concerto sinfonico: il primo con la Filarmonica della Scala diretta da Simone Young, il secondo con l’Orchestra Sinfonica di Milano e il suo neo direttore stabile Emmanuel Tjeknavorian. Una certa differenza di età separa il russo Sergei Krilov, solista di fama e ben noto agli ascoltatori milanesi per i suoi numerosi recital alla Società dei Concerti fin dalla fine degli anni ‘80, dal più giovane Daniel Lozakovich, venticinquenne di origine svedese. Ma un comune soggetto di scelta lo si è potuto sperimentare nei due al momento dei bis, che ha visto il brillante nome di Ysaye fare da padrone con due delle sei rocambolesche sonate per violino solo.
Nella serata di giovedì 21 novembre abbiamo quindi ascoltato Krilov brillare nel mastodontico Concerto op.77 di Brahms, eseguito con la scelta della cadenza originale di Joachim e accompagnato con evidente sintonia di intenti dalla Young, che si è rivelata ancora, dopo il suo recente Rheingold, un’ottima guida, musicalissima anche se non dotata di un gesto di bellezza memorabile. Nella seconda parte della serata la Young si è di nuovo apprezzata nel difficile Heldenleben di Strauss, dove a sostenerla c’era una Filarmonica in gran spolvero. Forse ancora più straordinaria è stata la risposta del pubblico nel corso della sera successiva quando all’Auditorium di Largo Mahler si è ascoltato Lozakovich e il suo Stradivari impegnarsi nel raramente eseguito Concerto per violino di Schumann, lavoro complesso che non sempre va incontro alle aspettative di un pubblico più abituato ad altri più melodici exploit del musicista. Ma la sua esecuzione risolveva tutte le asperità del Concerto con rara bravura e dava spazio anche alla precisa e veemente conduzione orchestrale di Tjeknavorian, direttore che si fa sempre più conoscere per la grande musicalità e il gesto “in anticipo” che rivela una conoscenza anche mnemonica delle partiture da lui prese in carico. Tjeknavorian aveva aperto la serata in maniera molto interessante con “Die Hebriden” di Mendelssohn e concluso la stessa con una piacevole lettura della sesta sinfonia di Schubert.
Nella serata di giovedì 21 novembre abbiamo quindi ascoltato Krilov brillare nel mastodontico Concerto op.77 di Brahms, eseguito con la scelta della cadenza originale di Joachim e accompagnato con evidente sintonia di intenti dalla Young, che si è rivelata ancora, dopo il suo recente Rheingold, un’ottima guida, musicalissima anche se non dotata di un gesto di bellezza memorabile. Nella seconda parte della serata la Young si è di nuovo apprezzata nel difficile Heldenleben di Strauss, dove a sostenerla c’era una Filarmonica in gran spolvero. Forse ancora più straordinaria è stata la risposta del pubblico nel corso della sera successiva quando all’Auditorium di Largo Mahler si è ascoltato Lozakovich e il suo Stradivari impegnarsi nel raramente eseguito Concerto per violino di Schumann, lavoro complesso che non sempre va incontro alle aspettative di un pubblico più abituato ad altri più melodici exploit del musicista. Ma la sua esecuzione risolveva tutte le asperità del Concerto con rara bravura e dava spazio anche alla precisa e veemente conduzione orchestrale di Tjeknavorian, direttore che si fa sempre più conoscere per la grande musicalità e il gesto “in anticipo” che rivela una conoscenza anche mnemonica delle partiture da lui prese in carico. Tjeknavorian aveva aperto la serata in maniera molto interessante con “Die Hebriden” di Mendelssohn e concluso la stessa con una piacevole lettura della sesta sinfonia di Schubert.